Il consulente sicurezza sul lavoro: quale ruolo in azienda?
Il consulente per la sicurezza sul lavoro è una di quelle figure che è divenuta sempre più presente negli ultimi anni. Il datore di lavoro, per integrare la sicurezza aziendale nei luoghi di lavoro, in tutto il territorio nazionale è tenuto a garantire moltissime cose in tema di sicurezza.
Ecco che allora possono essere fondamentali cose come i termini di servizio o il documento di consulenza sulla sicurezza sul lavoro.
Il consulente per la sicurezza sul lavoro può essere utile in tante occasioni che vanno dalla stesura del documento di valutazione dei rischi alla formazione dei lavoratori.
Può essere chiamato infatti ad organizzare e tenere corsi di formazione. Nonché a partecipare nella preparazione del piano di emergenza e primo soccorso aziendale.
L’attuale situazione
Sono ormai passati quasi undici anni dall’entrata in vigore del D. Lgs. n° 81/2008 è vero. Ma la gravità e la frequenza degli infortuni sul lavoro.
Nonché il numero delle malattie professionali. Indicano abbastanza chiaramente che il modo di affrontare il problema della sicurezza e della tutela della salute. Nelle aziende italiane pubbliche e private. E’, perlomeno, suscettibile di notevoli miglioramenti.
In generale, dunque, il consulente per la sicurezza sul lavoro non si può limitare ad accrescere le conoscenze. Nonché a sviluppare le capacità degli individui nell’ambito della sicurezza. Bisogna agire sugli atteggiamenti verso di essa in modo da modificare i comportamenti.
I modelli comportamentali relativi alla sicurezza sul lavoro sono imposti da obblighi normativi e procedurali. Questi, in quanto tali, determinano indirizzi e modalità attuative ma, di per sé, non forniscono motivazioni adeguate.
Se da una parte l’incarico di responsabile del servizio di prevenzione e protezione (RSPP) è stato spesso assegnato a soggetti interni non in possesso di adeguate competenze. Altrettanto può dirsi per gli incarichi consulenziali assegnati a professionisti e società esterne che si sono offerti alle aziende.
Ovviamente, dopo oltre un decennio, quest’andazzo ha concorso a produrre i risultati citati all’inizio di quest’articolo.
Alcune aziende tra le più attente e sensibili al problema. Dopo aver speso decine se non centinaia di migliaia di euro con consulenti. Ovvero società di consulenza per la sicurezza sul lavoro.
Avendo constato che il più intuitivo degli indicatori reattivi come l’andamento degli infortuni sul lavoro, non aveva subito alcun mutamento. Si stanno domandando cosa non abbia funzionato. Soprattutto, stanno cominciando a rivedere il rapporto con i consulenti della sicurezza. Ciò sotto il profilo strettamente qualitativo del servizio offerto.
L’attività del consulente per la sicurezza sul lavoro
In genere la consulenza sicurezza richiesta è funzione di quella che è la visione e la conoscenza del problema da parte delle stesse imprese.
Al consulente per la sicurezza sul lavoro, fino ad oggi, è stato principalmente richiesto di supportare l’azienda con le nuove norme di legge vigenti.
Di fornire o integrare le informazioni pertinenti. Analizzare le situazioni lavorative. Valutare i rischi presenti e indicare le misure di sicurezza da adottare per ovviare agli stessi e così via.
In Italia, dalla disamina effettuata ed a più di un decennio dall’entrata in vigore del D. Lgs. n° 81/2008. Affiora la necessità di organizzare e gestire l’attività di consulenza in materia di sicurezza e tutela della salute secondo criteri alternativi. Cioè di rivedere completamente il ruolo rivestito dai consulenti ai quali buona parte delle aziende continueranno a ricorrere.
All’interno dell’azienda tutto il personale. Nelle differenti funzioni e ai vari livelli. Deve essere coinvolto nella gestione della sicurezza.
Ciò mediante la costituzione di gruppi di lavoro al fine di favorire la ricerca degli obiettivi di sicurezza. Esso deve esser coinvolto nella ricerca delle azioni da realizzare. Singolarmente o in modo collettivo.
Il consulente per la sicurezza sul lavoro e le varie attività
Il consulente per la sicurezza sul lavoro deve convincere l’azienda cliente che il proprio obiettivo fondamentale deve essere quello di cambiare il “modo di essere” dei propri addetti nei confronti della sicurezza.
Per ogni singolo reparto dovranno essere definiti i criteri da adottare per il controllo della sicurezza nelle relative aree di pertinenza.
Per far sì che questo avvenga è necessario. Come detto in precedenza. Attivare un continuo processo di informazione e formazione di tutto il personale presente in azienda.
Questo in modo tale che esso possa acquisire una maggiore capacità nel percepire i rischi esistenti. Segnalandone l’esistenza. Nonché sviluppando una maggiore capacità nell’adottare i comportamenti più adatti per prevenirli.
Il consulente per la sicurezza sul lavoro, quindi, dovrà agire in modo diverso. Cioè tale che l’attività di monitoraggio e controllo venga percepita da tutto il personale dell’azienda come momento di potenziale apprendimento. Nonché come ricerca comune di soluzioni.
Solo così la funzione di “controllo” potrà evolversi. Integrandosi nelle normali procedure di controllo dell’efficienza. Assumendo la funzione di indicatore della efficacia del sistema produttivo azienda. Ciò in quanto, è bene ricordarlo.
Gli infortuni e gli incidenti. Ma anche, più tardi al manifestarsi, le malattie professionali. Non sono altro che gli indicatori di un cattivo funzionamento del sistema gestionale in cui essi si verificano.