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Beamforming acustico, noi facciamo sul serio!

Sempre più spesso, col passare del tempo si parla di beamforming acustico. Inutile dire che “eravamo sul pezzo” da tempo ed oggi finalmente siamo lieti di presentarvi il nostro ultimo acquisto.

Si tratta della acoustic camera o, per dirla all’italiana, telecamera acustica “Noise Inspector”. Chiaramente ci sarà tempo e modo per aggiornarvi e darvi informazioni su tutto quello che questo potente e flessibile sistema di misurazione consente di fare.

Per offrire sempre il miglior servizio a tutti i nostri clienti puntiamo all’eccellenza ed è proprio per questo che la scelta è caduta su questo sistema. Come detto offre la possibilità di effettuare beamforming acustico ma non solo, infatti è in grado di effettuare anche analisi olografiche e di intensità sonora. Anzitutto però procediamo per gradi anche perché c’è davvero molto da dire. Bene, iniziamo!

Cos’è il beamforming acustico?

Si tratta di una tecnica che viene usata per identificare le sorgenti sonore. Il risultato finale è quello di ottenere una mappa acustica dell’area indagata. Per capirci, come se si ottenesse una “fotografia acustica” dell’area in esame. Dunque, per essere ancora più chiari, grazie a questa tecnica è possibile “vedere” (in senso letterale) la direzione di provenienza del rumore.

Di conseguenza si potranno facilmente identificare e discriminare tra loro le varie sorgenti sonore presenti nell’ambiente in esame. Alla base di tutto questo c’è l’utilizzo di un array di microfoni e di un algoritmo che permette l’elaborazione dei segnali acustici acquisiti andando a identificare spazialmente i suoni provenienti dalle varie direzioni.

Il sistema acquisisce simultaneamente il segnale sonoro mediante diversi microfoni che compongono l’array e lo elabora. Le onde acustiche emesse da una sorgente incideranno su ogni microfono dell’array ed in base alla posizione della sorgente rispetto all’asse centrale dell’array, il segnale verrà captato da ogni microfono con un certo ritardo temporale.

Questo sarà funzione dall’angolo di incidenza dell’onda acustica. Sfruttando proprio questi ritardi temporali sul segnale acquisito dai microfoni, l’acoustic camera ci permette di ottenere una mappa del campo acustico e di individuare l’origine del rumore.

Inutile dire che, in generale, più sono i microfoni che compongono l’array tanto più performante sarà il sistema di misura. Approfondiremo però questo concetto magari in un prossimo articolo.

A cosa serve il beamforming acustico?

Voi direte: “ma per identificare le sorgenti sonore c’è il classico fonometro”. Mmmh dipende. Potremo paragonare il fonometro ad un orecchio umano, con questo siamo in grado di sentire un rumore. Se andiamo più a fondo e dedichiamo diverso tempo all’analisi possiamo anche faci una idea della provenienza di questo rumore.

Supponiamo però di avere una linea produttiva particolarmente grande e rumorosa, ad esempio lunga 20 o 30 metri. Oppure anche solo una bella pressa di quelle “importanti”. Non serve la sfera di cristallo per rilevare e comprendere che nelle vicinanze i livelli di esposizione al rumore sono molto alti. E’ possibile anche individuare una zona magari più rumorosa.

Ecco, bene, supponiamo di aver individuato questa zona e che magari sia tutta l’area posteriore della pressa oppure una zona lunga cica 10 o 12 metri della linea. Avete fatto il vostro bel compitino e, tutti contenti, proponete al buon “datore di lavoro” un intervento di bonifica acustica. Prevedete magari una barriera acustica tutt’attorno all’area incriminata.

A questo punto le domande “tipiche” del datore di lavoro, che il più delle volte ignora le possibilità date dal beamforming acustico, saranno più o meno sempre le stesse. Cioè del tipo: quanto costa il tutto? Ma è proprio necessario installare barriere per 12 metri, non le si potrebbero installare solo per 3? Mi garantisci che dopo aver fatto questo intervento il rumore nel reparto produttivo si ridurrà di almeno “tot” decibel e così via.

Tutto questo chiaramente dando per scontato che si sia deciso di intervenire sulla sorgente anziché sull’operatore come prevede l’art. 15 del D.Lgs 81/08 quando indica che bisogna privilegiare le misure di sicurezza che riducono i rischi alla fonte.

Mai una certezza!

Di fronte a tutte queste domande il professionista vacilla. Infatti non può dire con certezza se è necessario intervenire su uno spazio di 12 metri piuttosto che di 8 o 6. Questo perché non può identificare con precisione la sorgente rumorose. Cosa che invece il beamforming acustico consente.

Ancor meno può garantire la bontà dell’intervento. Meglio, non può fornire una stima precisa del rapporto costo-benefici. Aspetto quest’ultimo che per un imprenditore, che è tipicamente una persona abbastanza pragmatica e poco “filosofica”, è invece fondamentale!

Un passo verso la soluzione

Grazie al beamforming acustico questo problema è risolto. Chiaramente però, per arrivare al risultato corretto, sarà necessario fare attenzione a due aspetti entrambi molto importanti. Anzitutto si dovrà operare una campagna di misure in modo competente altrimenti si otterranno dati privi di senso. In secondo luogo si dovranno utilizzare strumenti adeguati.

Infatti oggi il mercato offre molte soluzioni note con il nome di “acoustic camera” che promettono prestazioni più o meno mirabolanti e soluzioni a “quasi” tutti i problemi dell’universo. Niente di più lontano dal vero!

Questo perché anzitutto è bene chiarire che anche la tecnica del beamforming acustico, come tutte le cose di questo mondo, ha dei limiti che bisogna conoscere per non fare errori e non rischiare di “illudere”, più o meno in buona fede, eventuali clienti. Dunque pensando al beamforming potremo dire, parafrasando un noto spot di qualche anno fa: “per molti ma non per tutti” intendendo con ciò che questa tecnica è vincente in molte situazioni ma non è la panacea!

In secondo luogo poi bisogna valutare le caratteristiche tecniche di quelle che vengono chiamate, vendute o fatte passare per “acoustic camera”. Ci sono sistemi professionali che consentono di fare un certo tipo di analisi e sistemi che, invece, sono meno completi. Questo non è detto che sia necessariamente un male. Tutto dipende dall’obiettivo dell’analisi e dallo studio che si intende fare. L’importante però è conoscere a fondo la propria strumentazione.

Conclusioni

Contiamo di impiegare la nostra acoustic camera e la tecnica del beamforming acustico principalmente per analizzare le sorgenti di rumore in ambito industriale visto il tipo di lavoro che svolgiamo ogni giorno. L’obiettivo sarà quello di identificare le sorgenti sonore all’interno dei luoghi di lavoro, con l’intento della protezione dei lavoratori, nonché dell’eventuale bonifica acustica dell’ambiente.

Contiamo inoltre di operare anche nel campo dell’acustica ambientale in vari contesti. L’attrezzatura è a disposizione anche per il noleggio a caldo, se interessato contattaci.

Chiudiamo questo articolo consigliandovi di seguirci iscrivendovi magari alla newsletter così da approfondire l’argomento e vedere alcuni esempi applicativi per potervi meglio rendere conto della bontà della soluzione proposta.