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Coronavirus in Italia: da Inail, guida per la fase 2

Tenuto conto della situazione attuale dell’emergenza coronavirus in Italia. In vista della fase 2. Con il ritorno progressivo in fabbrica o in ufficio a partire dal 4 maggio.

L’Inail ha elaborato un documento tecnico. Tratta la possibile modulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro. Nonché le strategie di prevenzione.

Sicuramente questi sono giorni “infuocati”. Infatti ieri, 22 aprile 2020, c’è stato un gran discutere in merito a queste misure ed oggi, 23 aprile, è in programma anche il confronto europeo.

I nuovi casi di coronavirus in Italia nelle ultime 24 ore. Così come i casi attualmente positivi sono in calo. Stesse indicazioni arrivano per i pazienti in terapia intensiva per covid-19 in Italia.

Anche per le persone in isolamento domiciliare. Il numero di casi totali rispetto a ieri è in discesa.

Il consiglio dei ministri sta attualmente valutando quali misure adottare per la “fase 2”. Nonché da quando questa diverrà operativa.

Probabilmente la data sarà quella del prossimo 4 maggio. Entro tale data arriverà un decreto legge o altro atto normativo con tutte le indicazioni del caso. Il Governo provvederà a renderlo noto per tempo.

Il documento Inail si compone principalmente di due parti. Una utile a definire l’ambito di rischio. Nonché ad invidiare in quale di questi ambiti di rischio ricade ogni lavoratore. In funzione del proprio impiego.

La seconda contiene le strategie di contenimento del rischio coronavirus sui luoghi di lavoro.

Le classi di rischio

Il blocco totale dovuto al coronavirus in Italia di quest’ultimo periodo è stato sicuramente una mazzata per l’economica nazionale. Ci sono stati molti milioni di euro andati persi. Ha acuito molti problemi e tensioni sociali. Al punto che anche papa Francesco è intervenuto a più riprese.

In vista della riapertura. Per quanto riguarda la valutazione del rischio al virus vengono valutate tre variabili dal documento Inail:

  • L’esposizione, ossia la probabilità di venire a contatto con fonti di contagio durante il lavoro.
  • La prossimità, intesa come aspetto intrinseco di un lavoro tale da non permettere un sufficiente distanziamento sociale per, parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità.
  • L’aggregazione, valutata come tipologia lavorativa che prevede il contatto con soggetti terzi rispetto agli altri dipendenti.
  • In base a queste variabili, viene stimato il rischio di contagio in basso, medio basso, medio, medio alto ed alto.

In base a queste variabili, viene stimato il rischio di contagio in basso, medio basso, medio, medio alto ed alto.

La gestione del rischio coronavirus in Italia

Fermi restando i liberi professionisti che sono già operativi e gli altri settori essenziali, si valutano i vari livelli di rischio.

Se le forze dell’ordine. I farmacisti e il personale sanitario ricadono nel profilo di rischio alto. I lavoratori del comparto agricoltura. Nonché della pesca o della manifattura ricadono in un profilo basso.

Soprattutto in questo caso, esistono differenze dovute all’azienda. Nonché al tipo di mansione svolta.

Per gli altri settori. Ad esempio la vendita al dettaglio ricade del profilo medio-basso. Così come gli operai edili e gli operatori ecologici.

Ancora, i corrieri e i camerieri o gli addetti alle mense. Lo sport professionale ha un profilo di rischio alto. Medio-alto il rischio per gli enti pubblici.

Per l’Inail si tratta di una attribuzione che è da considerarsi orientativa. Ciò per far emergere una conoscenza integrata dell’attuale scenario di emergenza sanitaria. Ma che il Governo potrebbe considerare un parametro di riferimento per il probabile scaglionamento delle riaperture.

Strategie di prevenzione

Per prevenire contagi da coronavirus in Italia il Governo sta pensando a diverse misure da adottare. Probabilmente si partirà dal protocollo sulla sicurezza dello scorso 14 marzo. Sicuramente poi si andrà a rivedere il settore del trasporto pubblico. Allo stato attuale non si esclude nemmeno l’applicazione di regole diverse ad esempio tra le regioni del nord (Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia e quelle del sud).

La seconda parte del documento Inail riprende in buona parte le indicazioni già contenute nel protocollo stipulato dalle parti sociali il 14 marzo. C’è però l’integrazione della valutazione dei rischi tramite misure:

  • Gestionali.
  • Di prevenzione e protezione.
  • Specifiche per la prevenzione della attivazione di focolai epidemici.

Sul primo fronte si collocano la gestione degli spazi di lavoro. Questi vanno rimodulati nell’ottica del distanziamento sociale. Ciò in funzione della natura dei processi produttivi.

Nonché la programmazione e l’orario di lavoro. Si conferma l’utilizzo dello smart working, nei casi in cui sia possibile.

Ancora, vi è la previsione di orari differenziati che riducano il numero di persone presenti in azienda. Così da evitare assembramenti in entrata e in uscita. Misure, queste ultime, legate per forza al tema degli spostamenti casa-lavoro.

Gestione degli spazi di lavoro

Gli spazi di lavoro devono essere rimodulati nell’ottica del distanziamento sociale dei dipendenti. Chiaramente in funzione della natura dei processi produttivi.

Nel caso di lavoratori che non necessitano di particolari strumenti e/o attrezzature di lavoro. Se possono lavorare da soli. Questi potrebbero. Per il periodo transitorio.

Essere posizionati in spazi ricavati ad esempio da uffici non utilizzati. Ovvero sale riunioni, ecc.

Per gli ambienti dove operano più lavoratori insieme potranno essere trovate soluzioni innovative. Ad esempio fissare le postazioni di lavoro distanziate tra loro. Ovvero l’introduzione di barriere separatorie (pannelli in plexiglass, mobilio, ecc.).

Tenuto conto della situazione coronavirus in italia inoltre per gli spazi comuni. Comprese le mense aziendali. Nonché per i punti di ristoro e gli spogliatoi.

Ma anche per i servizi igienici. Deve essere prevista una ventilazione continua degli ambienti.

Bisogna prevedere altresì una turnazione nella fruizione. Nonché un tempo ridotto di permanenza all’interno degli stessi. Naturalmente con adeguato distanziamento.

Nella gestione dell’entrata e dell’uscita dei lavoratori devono essere favoriti orari scaglionati e laddove possibile, prevedere una porta di entrata ed una di uscita dedicate.
Devono essere limitati al minimo gli spostamenti all’interno dell’azienda, comunque nel rispetto delle indicazioni aziendali.

Non sono consentite le riunioni in presenza. Si favorisce il collegamento a distanza.Ovvero, se le stesse sono necessarie, possono avvenire garantendo un adeguato distanziamento. Comunquee riducendo al minimo il numero di partecipanti.

L’accesso di fornitori esterni potrà avvenire a determinate condizioni. Cioè secondo modalità, percorsi e tempistiche ben definite dall’azienda. Per le attività di carico/scarico si dovrà rispettare il previsto distanziamento.

Misure di prevenzione e protezione per il coronavirus in Italia

Fra le misure di prevenzione e protezione spiccano quelle informative. Nonché le misure igieniche e di pulizia degli ambienti.

L’utilizzo di mascherine e DPI per le vie respiratorie. La sorveglianza sanitaria e la tutela dei lavoratori fragili.

Un tema, quest’ultimo, che conferma la centralità del medico competente nella valutazione dei soggetti a rischio. Nonché nella gestione per il nuovo inserimento di quelli con pregressa infezione da coronavirus in Italia.

Per quanto riguarda l’utilizzo di mascherine e dispositivi di protezione (DPI) per le vie respiratorie. Vanno mappate tutte le attività.

Bisogna prevedere di norma. Per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni. L’utilizzo di una mascherina chirurgica.

La valutazione dei rischi nelle singole realtà aziendali è lo strumento adeguato per la valutazione di specifici DPI. Ciò anche in relazione al complesso dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori.

Focolai epidemici da coronavirus in Italia

Per quanto riguarda la prevenzione di focolai epidemici. Strategici per non ripartire da zero dopo i sacrifici di questi mesi. Inail torna anche sulla necessità di attivare una procedura di controlli della temperatura corporea sui lavoratori con l‘impiego di termoscanner all’ingresso dei luoghi di lavoro.

Se la temperatura dovesse risultare superiore ai 37,5° C, non sarà consentito l’accesso nella sede di lavoro.

Queste persone saranno isolate e fornite di mascherine. Non dovranno recarsi al Pronto Soccorso. Ovvero nelle infermerie dell’azienda. Dovranno contattare nel più breve tempo possibile il proprio medico curante e seguire le sue indicazioni.

Se un lavoratore. Durante il turno di lavoro. Dovesse sviluppare febbre e sintomi di infezione respiratoria. Ad esempio tosse. Sarà obbligato ad allertare subito l’ufficio del personale.

L’azienda procederà quindi ad avvertire le autorità sanitarie competenti. Nonché i numeri di emergenza per il coronavirus in Italia forniti dalla Regione o dal Ministero della Salute.

Conclusioni

Per ora ci fermiamo qui nell’analisi del documento Inail. Sappiamo che sono ancora tanti i dubbi e le domande. Per questo torneremo più avanti sul tema. Intanto vi invitiamo a registrarvi alla nostra newsletter sicurezza lavoro per essere sempre aggiornati!