esodo antincendio

Esodo antincendio, come garantirne la sicurezza

Pubblicato sul sito INAIL un nuovo opuscolo di approfondimento antincendio sull’esodo. Cioè sul capitolo S.4 del “Codice di prevenzione incendi”. Vediamo insieme quali sono le informazioni fornite.

La pubblicazione, incentrata sulle misure di riduzione del rischio, ha uno scopo preciso. Offrire a progettisti e tecnici della materia spunti, suggerimenti ed esempi pratici sulle nuove soluzioni progettuali antincendio previste dal Codice.

Come le precedenti pubblicazioni in materia, anche questo opuscolo è il risultato della collaborazione. Sia scientifica che editoriale tra varie autorevoli fonti.

Anzitutto il Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici (Dit) dell’Istituto. La Facoltà di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Roma “La Sapienza”. Ancora, il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Nonché il Consiglio nazionale degli ingegneri, al quale si aggiunge il contributo di alcuni liberi professionisti.

La gestione dei tempi nell’esodo antincendio

Sappiamo bene che le reazioni delle persone al presentarsi di un pericolo o al suono di un allarme non sono caratterizzate da un modello lineare stimolo – risposta. Vedere un pericolo imminente o sentire un allarme spinge sempre e comunque le persone a formarsi, prima di reagire, una definizione soggettiva del rischio. Cioè a prefigurarsi le cose da fare per attuare un’eventuale azione protettiva. Cioè mettiamo in campo una misura che in qualche modo è in contrasto con le misure di esodo antincendio.

Ci focalizziamo in questo caso sul tempo di pre movimento. Questo è il lasso di tempo durante il quale si determinano le condizioni emotive e pragmatiche che influenzano le decisioni.

Si tratta di una fase durante la quale si presentano tutti i comportamenti umani quali la paura, la sorpresa e il panico. Le persone cercano di comprendere cosa stia accadendo. Quali implicazioni questo può avere per le loro vita e per quella dei loro cari.

Appaiono confuse e frastornate, al punto che il cervello rischia di utilizzare strategie sbagliate. Fondamentalmente le persone sono incerte sul da farsi. Questo fatto può rappresentare un’opportunità significativa per chi si trova a gestire una situazione di emergenza.

Per comprenderne la rilevanza è opportuno focalizzare l’attenzione sulla composizione del tempo richiesto per fuggire in sicurezza da un pericolo. Questo tempo viene definito come RSET. Inteso come acronimo di Required Safe Escape Time.

E’ il risultato di quattro diversi tempi secondo quanto indicato di seguito.

Il tempo di rilevazione

E’ il tempo che intercorre da quando ha inizio la condizione di pericolo a quando la stessa viene rilevata direttamente da una persona. Ovvero da uno strumento tecnologico.

Il tempo di allarme

E’ quello che intercorre dalla rilevazione del pericolo alla sua segnalazione

Il tempo di pre movimento nell’esodo antincendio

E’ il tempo calcolato da quanto la segnalazione giunge alle persone interessate fino a quando le stesse cominciano a muoversi per allontanarsi dal pericolo.

Il tempo di percorrenza

E’ quello necessario per spostarsi dal luogo in cui le persone si trovano per raggiungere un punto sicuro.

Il tempo di pre movimento è così rilevante al punto che è stato inserito nel Codice di Prevenzione Incendi del 2015 al punto M.3.4.3 che lo descrive come l’oggetto della valutazione più complessa. Ciò perché si tratta del tempo necessario agli occupanti per svolgere una serie di attività che precedono il movimento vero e proprio verso il luogo sicuro.

La letteratura indica che questa fase occupa spesso la maggior parte del tempo totale di esodo. Questo tempo è composto da un tempo di riconoscimento e da uno di risposta.

Durante il tempo di riconoscimento gli occupanti continuano le attività che stavano svolgendo prima dell’allarme generale. Finché rconoscono l’esigenza di rispondere all’allarme.

Nel tempo di risposta gli occupanti cessano le loro attività normali e si dedicano ad attività legate allo sviluppo dell’emergenza. Ad esempio la raccolta di informazioni sull’evento. L’arresto e la messa in sicurezza delle apparecchiature. Il raggruppamento del proprio gruppo familiare o lavorativo.

Arriva poi la lotta all’incendio nonché la ricerca e la determinazione della via d’esodo appropriata ed altre attività anche a volte errate e inappropriate.

A seconda dello scenario comportamentale di progetto, questi tempi possono durare anche alcune decine di minuti.

Cosa accede nel tempo di pre movimento?

Al fine di comprendere come possa essere utilizzato il tempo di pre movimento ai fini dell’esodo antincendio analizziamo le principali cose che accadono in questa fase. Raggio, nel 1996, ha condotto un interessante esperimento. Ha analizzato il comportamento di 12 persone, riunite in una sala all’interno di un edificio di cui non erano frequentatori abituali.

Al presentarsi del segnale di allarme, composto da un suono e un messaggio preregistrato. Il tempo totale di evacuazione della sala fu di 56 secondi, così ripartito: 17 secondi per rendersi conto del messaggio, 29 per raccogliere le proprie cose e 5 per lasciare la stanza.

Un altro esempio della complessità di ciò che avviene in questa fase lo ritroviamo in quello che è accaduto durante l’attacco alle Twin Towers l’11 settembre 2001.

E’ stato stimato che il 70% delle persone nel World Trade Center che sono sopravvissute al disastro si confrontò con gli altri, prima di fuggire, sul da farsi e su cosa stesse succedendo. Da una analisi qualitativa relativa a 324 resoconti di persone che sono riuscite a evacuare dai grattacieli, si possono notare alcuni aspetti interessanti:

  • L’83 % ha giudicato la situazione molto grave nei primi minuti dopo lo schianto.
  • Il 55 % dei superstiti è evacuato immediatamente.
  • Il 20 % ha messo in sicurezza i suoi dati personali (computer, pratiche, ecc.) e ha poi girato per il piano prima di evacuare.
  • Il 13 % si è fermato per recuperare i propri beni personali.
  • L’8 % aveva inizialmente deciso di restare, ma dopo ha cambiato idea.

Lo scenario tipico

Dunque uno degli aspetti rilevanti nel tempo di pre movimento è quello chiamato di “riprova sociale”. Questo si manifesta proprio quando c’è una sorta di ignoranza collettiva nei riguardi dei comportamenti da assumere.

In genere, di fronte a una situazione nella quale regna l’incertezza, è molto facile che la persona sia spinta a non assumersi delle responsabilità dirette. Preferendo guardarsi attorno per vedere come si comportano gli altri. Prima di tutto per capire si si tratti o meno di una situazione nella quale è necessario agire.

Spesso però si dimentica che anche tutte le altre persone presenti sono nella medesima condizione. Dunque anche gli altri stanno guardandosi attorno alla ricerca della “riprova sociale” circa i comportamenti da assumere.

Inizialmente si tratterà di brevi occhiate, di sfuggita. Cioè di interrogarsi con lo sguardo. Con la conseguenza che se nessuno reagisce si diffonda l’impressione che tutto vada bene.

Cioè che non stia accadendo nulla di straordinario. Il problema è che nel frattempo la situazione può essere evoluta e può essersi perso del tempo prezioso.

Dunque diventa di fondamentale importanza tenere conto di questo tempo ed, anzi, riuscire a volgerlo a proprio vantaggio per garantire correttamente l’esodo.

La misura di sicurezza legata all’esodo antincendio

Il Codice di prevenzione incendi, pubblicato con il D.M. 3 agosto 2015. E’ entrato in vigore il 18 novembre di quell’anno, senza strappi rispetto al passato, si propone come promotore del cambiamento.

Privilegia l’approccio prestazionale alla prevenzione incendi. E’ in grado di garantire standard di sicurezza antincendio elevati mediante un insieme di soluzioni progettuali sia conformi che alternative.

Il testo, che segue le indicazioni del Codice, tiene conto anche degli aggiornamenti intervenuti nel tempo. Ad esempio il decreto 18 ottobre 2019.

Questo ha modificato l’allegato 1 del Decreto del 2015 relativamente alle strategie antincendio. Nonché su talune aree a rischio.

Con la pubblicazione del volume sulla misura esodo antincendio, la serie editoriale sugli approfondimenti del Codice prevenzione incendi si arricchisce di un ulteriore contributo.

Dopo il primo testo dedicato ai fondamenti generali. Sono stati finora pubblicati, tutti consultabili sul portale dell’INAIL, quattro quaderni monografici.

Questi illustrano la resistenza al fuoco degli elementi strutturali. La protezione attiva. I metodi progettuali antincendio. Infine, la gestione della sicurezza.

Gli obiettivi dell’esodo antincendio

Come scritto nel documento la finalità del sistema d’esodo antincendio è quello di assicurare che gli occupanti dell’attività possano raggiungere un luogo sicuro. Ovvero permanere al sicuro, autonomamente o con assistenza. Questo chiaramente prima che l’incendio determini condizioni incapacitanti negli ambiti dell’attività ove si trovano.

Nella pubblicazione sono riportati numerosi esempi e situazioni ipotetiche circa l’attuazione delle regole e dei processi. Questi sono finalizzati alla salvaguardia della vita umana.

Da eseguire all’interno di attività soggette al controllo di prevenzione incendi come ospedali. Nonché scuole e università. Ma anche alberghi e autorimesse.

Sono evidenziate inoltre le modalità previste per l’esodo. Nonché il comportamento umano, riepilogati analiticamente. I proprietari delle attività e i responsabili della sicurezza dovranno seguire rigidamente le istruzioni riportate nel manuale.

Per ogni attività e caso specifico, seguendo e rispettando la sequenza di azioni che ogni “modalità” di esodo impone. Le modalità previste per l’esodo sono le seguenti:

  • Esodo simultaneo antincendio.
  • “Per fasi” (che si attua ad esempio in edifici di grande altezza, ospedali, multisale, centri commerciali, grandi uffici, attività distribuite, ecc.).
  • Esodo orizzontale progressivo (si attua ad esempio nei reparti di degenza degli ospedali).
  • Protezione sul posto (da applicare invece in centri commerciali, malls e aerostazioni).

Le informazioni del quaderno

Il quaderno tratta anche un altro aspetto fondamentale per la gestione di tipologie di crisi come questa: il fattore umano. Il comportamento umano, tanto più in condizioni di pericolo reale o percepito come tale. A causa della propria complessità, rientra nel novero degli studi di ricerca internazionale più avanzati attualmente in corso.

Esso necessita di un orientamento multidisciplinare. L’elaborato dichiara che in questo caso, la disciplina antincendio deve confrontarsi con le regolamentazioni e con gli studi di ricerca internazionali.

Si tende a fornire indicazioni basate su una visione generale e statistica. Cioè mediata su condizioni di minore complessità gestite con modalità standardizzate. Pur preservando la valutazione dei fenomeni caratteristici principali.

Quali ad esempio i tempi di coda o gli affollamenti lungo un percorso di esodo. Particolare attenzione riveste il tema del “crowd management”, cioè della gestione della folla.

Questo aspetto deve essere valutato con grande attenzione. Adottando il sistema della vie di esodo più efficace. Tutto ciò ovviamente garantendo la lunghezza minima delle vie d’ esodo. Ovvero l’uso di scale d’ esodo, magari con la presenza di filtri a prova di fumo.

Rimandiamo alla lettura del documento che puoi scaricare cliccando sul pulsante di seguito.