motosega professionale

Motosega professionale, cosa deve avere?

Torniamo ad occuparci di lavori boschivi ed in particolare andiamo ad analizzare le caratteristiche che dovrebbe avere ogni motosega professionale.

Per aumentare la sicurezza del motoseghista durante il lavoro e con l’uso di una motosega a scoppio o di altro tipo. E’ opportuno che le motoseghe professionali siano dotate di un freno catena che può attivarsi in tre modi diversi. Manuale, per inerzia o col rilascio dell’acceleratore.

Il freno è costituito da un nastro in acciaio che avvolge la campana della frizione. Quando viene azionato stringe la campana bloccando il movimento rotatorio della catena in pochi decimi di secondo. Così da diminuire gli infortuni dovuti ai rimbalzi della motosega specialmente durante la sramatura e la sezionatura della pianta.

Oppure se si taglia in modo errato, entrando di punta nel tronco. Vediamo questo aspetto più in dettaglio.

Attivazione del freno catena di una motosega professionale

L’attivazione può essere manuale, per inerzia oppure per rilascio dell’acceleratore. Vediamo questo aspetto più in dettaglio.

L’attivazione manuale si ha quando il dorso della mano per qualsiasi motivo, fa una leggera pressione, sulla protezione dell’impugnatura anteriore. Si provoca lo scatto di un dispositivo. Questo per mezzo di leve fa aderire il nastro alla campana della frizione bloccandone il suo movimento e con esso quello della catena. Per disinserire il freno è sufficiente tirare la protezione verso l’impugnatura.

Venendo all’attivazione per inerzia invece, si ha ad esempio, nel caso di rimbalzo della motosega professionale. Ovvero di un suo uso scorretto durante il taglio, il freno si attiva da solo senza bisogno di agire sulla protezione dell’impugnatura anteriore.

Per quanto infine riguarda l’attivazione per rilascio dell’acceleratore, in tal caso, il freno catena viene attivato quando si toglie il dito dall’acceleratore. Dunque tutte le volte che non viene azionato l’acceleratore il freno è inserito.

Per motivi di sicurezza qualunque sia il sistema di attivazione. Il freno deve essere sempre inserito quando si mette in moto la macchina e quando ci si sposta anche per pochi metri con il motore acceso.

Guaina copri barra

Per ogni motosega professionale la guaina copri barra deve essere sempre presente ed applicata durante gli spostamenti a motore spento. Nonché quando la motosega viene riposta, una volta terminato il lavoro. In questo modo si evita di entrare in contatto accidentale con i denti taglienti della catena, che possono ferire anche se questa non è in movimento.

Impugnatura anteriore e posteriore a pistola

L’impugnatura anteriore è tipicamente in metallo leggero tubolare. Si trova nella parte superiore del motore e serve per sorreggere la motosega professionale. La parte superiore è rivestita in gomma zigrinata per una sicura adesione al guanto dell’operatore.

La parte sinistra ha una posizione verticale rispetto all’asse della barra permettendo, nell’abbattimento, la verifica della linea di caduta della pianta quando viene fatta la tacca di direzione. E’ collegata al corpo macchina con gli antivibranti.

L’impugnatura posteriore invece è il prolungamento del carter superiore che copre il motore. Serve per consentire all’operatore di far ruotare la macchiana nelle diverse posizioni di lavoro tramite il movimento del polso della mano che la stringe.

Contiene l’acceleratore, il pulsante che lo blocca ed un allargamento della parte inferiore che protegge la mano dal colpo di frusta in caso di rottura della catena.

Motosega professionale: l’importanza dei sistemi antivibranti

Le vibrazioni sono provocate essenzialmente dal movimento alternativo del pistone e dall’impatto della catena sul legno. Si trasmettono alle mani ed alle braccia dell’operatore attraverso le impugnature.

Una motosega professionale col pistone e cilindro ad asse verticale provoca maggiori vibrazioni rispetto a quella ad asse orizzontale (asse parallelo al movimento della catena).

In quest’ultimo caso l’ampiezza delle vibrazioni è contenuta. In parte dall’effetto giroscopico della catena ed in parte perché si scaricano sul legno quando il corpo della motosega è appoggiato al tronco durante il taglio.

A tal proposito le case costruttrici di motoseghe professionali hanno dotato le loro macchine di dispositivi antivibranti, tamponi in gomma o molle all’estremità delle impugnature. Altre hanno isolato il motore dal telaio. Per una buona efficienza di questi dispositivi, che possono ridurre le vibrazioni fino al 70%, è opportuno sostituirli ogni 800/100 ore di lavoro.

Organo di taglio

L’organo di taglio è composto dalla barra di guida e dalla catena tagliente. Esistono diversi tipi di barre di guida. Tutte hanno come fine lo scorrimento della catena tagliente su una superficie piana.

La barra di guida può essere formata da una lamina in acciaio sulla cui parte periferica si trova una scanalatura che guida la catena. Ovvero dall’unione di tre strati di acciaio. I due fogli esterni hanno durezza diversa da quello centrale per conferire elasticità all’insieme.

Le barre di guida normali si differenziano a seconda che abbiano alle loro estremità un rocchetto di rinvio dentato. Oppure semplicemente un riporto di metallo più duro, stellite, molto resistente all’usura.

Le barre col rocchetto hanno il vantaggio di diminuire l’attrito fra loro e la catena nonché la sua rumorosità. A parità di rendimento, le barre con rocchetto necessitano di motori con potenza inferiore. Tuttavia, per contro, sono molto delicate. Ciò in quanto la catena può incepparsi per un errato uso della motosega professionale.

Anziché sostituire l’intera barra, alcune case costruttrici, hanno inserito all’estremità della stessa una testa intercambiabile munita di rocchetto.

La barra di guida

Le barre con la parte terminale in stellite, sono più elastiche ed insensibili alla deformazione rispetto alle altre, anche se sollecitate erroneamente a torsione.

Le barre con la parte terminale munite di rocchetto dentato si prestano particolarmente per lavori di punta. Le altre devono essere lubrificate maggiormente e la scanalatura deve essere pulita almeno due tre volte al giorno. Questo in particolare se si lavora legno secco o su piante di conifera di grosso diametro e con corteccia molto spessa.

Le barre si differenziano anche in funzione della lunghezza del taglio. Cioè in funzione della potenza della motosega professionale. Anche se barre di pari lunghezza possono essere montate su tipi di motoseghe con potenze diverse rimanendo comunque nei valori indicati.

E’ opportuno, per motivi di sicurezza, che gli operatori usino macchine idonee al lavoro che svolgono.

Ad esempio, per abbattere ed allestire piante con diametro di 60 – 90 cm, deve essere impiegata, per l’abbattimento una motosega media – pesante.

Mentre invece per la sramatura una leggera. Ad esempio se possibile una motosega da potatura. Ciò in quanto più maneggevole della prima.

Sul lato della barra sono incise delle cifre. Si tratta di un codice che indica per ogni casa costruttrice i suoi parametri.

La lunghezza e la larghezza della scanalatura. Ancora, il tipo di barra ed il passo della catena da utilizzare. Nonché il tipo di attacco sul corpo macchina.

In questo modo si possono sostituire diversi modelli di barra, compatibilmente ai parametri sopra descritti, a seconda delle esigenze.

La catena in una sega professionale

Venendo ora alla catena di una motosega professionale possiamo dire che questa è il vero e proprio organo di taglio. Si compone di maglie di acciaio indipendenti le une dalle altre. Sono tenute tra loro con rivetti in modo da renderla snodata. Si distinguono maglie taglienti di sinistra e di destra, maglie di unione, maglie di guida e rivetti.

Molto importante è riconoscere il passo di una catena. Si tratta della distanza fra tre rivetti adiacenti diviso due. Il valore, espresso in centimetri o in pollici, si trova inciso in corrispondenza del limitatore di profondità, su tutte le catene.

Lo spessore delle maglie di guida, indicato in millimetri, deve corrispondere alla larghezza della scanalatura della barra ed è inciso sulle maglie di guida. La lunghezza della catena è invece determinata dal numero delle maglie di guida.

Maglie taglienti

La maglia è formata da una parte tagliente, la sgorbia, e dal limitatore di profondità o dentino o tallone. E’ importante conoscere bene il tipo di dente tagliente in modo da rispettare gli angoli al momento dell’affilatura.

A tal proposito, esistono tre tipi di denti. La scelta di una catena con un tipo di dente, dipende dall’esperienza dell’operatore oltre che dalla specie legnosa da tagliare.

Il cosiddetto “tipo tondo” non richiede particolare abilità perciò può essere usato da chiunque. Il cosiddetto “tipo a scalpello” invece permette un taglio con maggiori rendimenti nei legni teneri (ad esempio pioppo o conifere). Tuttavia, per contro, richiede una maggiore esperienza nell’affilatura e quindi se ne consiglia l’uso ai soli professionisti.

L’ultimo tipo, quello “a mezzo scalpello” prevede un taglio intermedio fra i due precedenti. Mano a mano che il dente tagliente si riduce, con l’affilatura, va abbassato anche il limitatore di profondità. E’ importante che l’altezza del limitatore sia corretta e risulti più alta del tagliente perché, se così non fosse, si rischia di rompere il dente. In tal caso bisogna sostituire la catena.

Maglie di guida e di unione

Giungendo infine alle maglie di guida e di unione di una motosega professionale possiamo fare alcune considerazioni. Le maglie di guida servono a mantenere la catena all’interno della scanalatura, e per farla trascinare dal rocchetto. A volte queste maglie sono dotate di un piccolo canale inciso obliquamente nella parte inferiore che serve per facilitare il passaggio dell’olio lubrificante.

Le maglie di unione invece si trovano a coppia fra una maglia di guida e l’altra. Servono a trasmettere la potenza dalle maglie di una guida alle maglie taglienti.

In alcune catene la maglia di unione posta davanti alla maglia tagliente è particolarmente pronunciata verso il tallone.

Questa forma permette una penetrazione più dolce del dente tagliente all’interno del legno, limitando il fenomeno del rimbalzo.