Rischio, perché è importante comunicarlo nel modo corretto
Dopo aver parlato del concetto di rischio ed averne analizzato la definizione prevista nel D.Lgs 81/08 passiamo ora a vedere perché è importante la sua valutazione e la sua corretta comunicazione.
Di fatto, il concetto di rischio è intrinseco nella sua definizione. La definizione di rischio infatti, come detto anche nell’articolo in questione, è la seguente:
probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione.
art. 2 D.Lgs 81/08
Vi rimandiamo all’articolo in questione per approfondire questa definizione ed andiamo di seguito a vedere perché è importante portare avanti la valutazione dei rischi e come comunicarli nel modo corretto.
Perché è importante valutare il rischio
E’ bene chiarire anzitutto che è molto importante valutare i rischi perché solo attraverso questa attività si potrà partire con la gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
La valutazione del rischio può essere dunque vista come la prima attività da fare in ambito sicurezza sul lavoro. Proprio per questo ha un ruolo assolutamente centrale. Si tratta dunque di valutare il livello di rischio per tutte le possibili situazioni pericolose presenti sul lavoro in cui vi sono dei lavoratori esposti.
Per portare avanti questa attività, in generale, come sappiamo si dovranno prendere in considerazione principalmente due aspetti. La probabilità di accadimento di un certo evento o situazione. Nonché i danni conseguenti al verificarsi di questa situazione.
Da notare che rischio e pericolo non sono la stessa cosa. Una azienda a basso rischio potrebbe avere moltissimi pericoli o viceversa. Ora premesso che non stiamo qui ad approfondire la differenza tra rischio e pericolo.
Limitiamoci solo a dire che il rischio arriva nel momento in cui ci sarà almeno un lavoratore esposto a quello specifico pericolo. In caso contrario non avrò alcun rischio. Dunque avendo una esposizione sarà possibile fare una valutazione, cioè una stima, che tenga in conto anche, ad esempio, la probabilità di accadimento.
Questo è il motivo per cui il testo unico sulla sicurezza sul lavoro prevede la valutazione dei rischi e non dei pericoli. A fronte poi di questa valutazione sarà necessario adottare tutta una serie di misure di sicurezza. Tra queste, ad esempio, la formazione, la fornitura dei DPI ecc.
Senza approfondire questo punto, avendo chiarito cosa si intende per rischi aziendali e perché è importante valutarli andiamo a vedere quanto sia importante comunicarli nel modo corretto.
Come comunicare il rischio
Tante, troppe volte, ci capita di assistere a situazioni in cui in azienda ci sono dei problemi nel recepire nel modo corretto una comunicazione. Questo chiaramente non è dovuto, sempre ed in via esclusiva, al fatto che chi dovrebbe recepire queste comunicazioni è “distratto” o altro.
Bensì talvolta è da addebitare a situazioni che si verificano in azienda e che nulla hanno a che vedere con i lavoratori che sono di solito i destinatari delle varie comunicazioni aziendali.
In generale, dunque non solo per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro in merito al rischio, la comunicazione può andare incontro a tutta una serie di criticità che non permettono di ottenere il risultato ottenuto.
Il messaggio comunicato infatti potrebbe non sempre essere interpretato nel modo corretto. Un esempio classico di questo tipo di problemi è dato da quelli che si chiamano “tunnel “mentali”. Giustamente la prima domanda che arriva a riguardo è: “cos’è un tunnel mentale”?
Un esempio di tunnel mentale
Un esempio classico di “tunnel mentale” è quello della partita di calcio. Si sta giocando una partita di calcio con dei giovani ragazzi della primavera e questa è molto rude e maschia. I giocatori entrano in modo duro sulle caviglie e di certo non si risparmiano. Insomma la partita è molto “maschia”
A un certo punto, dopo l’ennesimo intervento “cattivo”, il giocatore va a terra. Il mister allora cerca di incoraggiarlo a rialzarsi ma questo proprio non ci riesce. Così l’allenatore insieme con lo staff medico lo carica nel fuoristrada e lo pota al pronto soccorso.
A questo punto il medico lo visita ed in breve tempo fornisce la diagnosi: “Il ragazzo ha preso una brutta botta al ginocchio ed andrebbe operato subito. Il rischio in caso contrario è che non si rimetta più in piedi”. Aggiunge però che è bene sentire lo specialista così lo chiama e questo si presenta immediatamente.
Dopo la visita anche lo specialista conferma la diagnosi del collega dicendo che: “Il collega ha ragione, il ragazzo va operato subito però io non posso farlo. Perché il ragazzo è mio figlio”.
Assunto che lo specialista non è il padre del ragazzo chi è? A questo punto si scatenano le risposte più “inverosimili” del tipo: “è l’amante della moglie ecc…” oppure “è figlio di una relazione segreta ecc ecc…”. In realtà la soluzione è molto più “lineare”. Semplicemente il medico “specialista” è la mamma del ragazzo.
Perché avviene questo
Per quale motivo non viene subito in mente questa soluzione, che tra l’altro è quella più “lineare”? semplicemente perché il messaggio è stato veicolato utilizzando parole e toni fortemente “maschili”. Del tipo la partita rude e maschia, il fuoristrada e lo specialista.
Infatti quando si parla del “medico specialista” tipicamente si pensa ad un uomo e non ad una donna. Tutti questi elementi, tra cui anche il condizionamento culturale, potano ad un messaggio non coretto.
Se infatti la stessa domanda fosse posta a dei bambini si riceverebbe una percentuale di risposte esatte molto maggiore. Questo proprio perché i bambini a differenza degli adulti hanno molti meno condizionamenti culturali. Dunque sono più elastici ed aperti alle varie possibilità.
Conclusioni
Quello che abbiamo appena visto è solo uno dei tanti problemi che ci possono essere nella comunicazione del rischio. Questo ci fa capire quanto sarà infatti importante tarare il messaggio, di volta in volta, in funzione del proprio interlocutore.
Calandolo nel contesto in modo adeguato. Talvolta adottando una comunicazione diretta, altre volte invece no. Ricordiamo infine che il concetto di rischio ha dunque una importanza centrale. A riguardo è possibile fare riferimento alla sentenza n 34343 del 3 dicembre 2020 che tratta proprio questo argomento.
Ci fermiamo qui per ora. Sappiamo di non aver esaurito l’argomento, anche perché è molto vasto. Speriamo però almeno di aver sensibilizzato ed acceso l’attenzione sul tema. Torneremo ad approfondire la questione nei successivi articoli.
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